In Toscana, 948 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia

I dati del 2023

Il monitoraggio svolto dal personale dell’Agenzia, nell’ambito della Marine Strategy, serve a tipizzare i rifiuti e definire i trend quantitativi di abbandono e rinvenimento sulle spiagge.

Nel 2023, i rifiuti antropici ritrovati sulle spiagge toscane, oggetto di monitoraggio, sono, in media, 948, mentre, nel 2022, erano 503. Si tratta mediamente di circa 9 oggetti per metro lineare o 0,23 oggetti al metro quadro.

Lo scorso anno, il personale ha registrato un incremento consistente degli oggetti rinvenuti soprattutto nella spiaggia di Forte dei Marmi; si tratta, in particolare, di oggetti in plastica, che risultano prevalenti anche nelle altre spiagge monitorate, dove i rifiuti in plastica e polistirolo si attestano al 95,6% mentre sono residuali gli altri materiali: gomma (0,2%), vetro e ceramica (0,5%), legno (0,6%), metalli (0,8%), carta e cartone (1,1%) e tessuti (1,2%).

La quantità di rifiuti presenti varia da spiaggia a spiaggia monitorata

Vittoria Apuana: 1850

Marina di Vecchiano: 114

Marina di Castagneto sud: 547

Quagliodromo: 817

Collelungo: 1411

Perchè e con quale cadenza viene effettuato il monitoraggio

L’attività rientra tra quelle previste dalla Direttiva Quadro sulla Strategia Marina, che richiede di conteggiare i rifiuti presenti sulle spiagge e classificarli in base ad un elenco (“Joint List”), elaborata dal JCR, centro di ricerca europeo, che ha individuato le principali tipologie di rifiuto (circa 165) in base ad un doppio livello gerarchico:

  • primo livello: materiale
  • secondo livello: tipologia d’uso.

Il personale realizza, con cadenza semestrale, quindi due volte all’anno: in primavera (aprile) ed in autunno (novembre), il monitoraggio dei rifiuti solidi presenti sulle spiagge di Libera Vittoria Apuana, Marina di Vecchiano, Castagneto, Quagliodromo e Collelungo.

Come sono state identificate le spiagge su cui fare i rilevamenti

Le spiagge sono state scelte secondo i criteri previsti dalla Strategia marina nel 2015. La Direttiva stabilisce che ogni Regione monitori almeno una spiaggia per ciascuna delle seguenti tipologie:

  • aree urbanizzate;
  • foci fluviali;
  • aree portuali o comunque indicative di inquinamento proveniente dal trasporto marittimo e dalla pesca;
  • aree remote non direttamente accessibili a mezzi di trasporto via terra o individuate in aree protette.

Come viene realizzato il monitoraggio 

Per effettuare questo monitoraggio, viene censito un transetto (tratto di spiaggia di 100 metri di lunghezza, che va dalla battigia fino al sistema dunale o alla vegetazione oppure ad eventuali manufatti esistenti), rilevando tutti i rifiuti superiori a 2,5 cm, ad eccezione dei mozziconi di sigaretta che vengono sempre registrati, senza scavare la sabbia.

I rifiuti vengono schedati, specificando il materiale di cui è composto il rifiuto (polimeri artificiali, carta/cartone, gomma, metallo, vetro/ceramica, tessile, sostanze chimiche, legno processato/lavorato) mentre il passaggio successivo prevede la definizione del parametro di abbondanza: “numero di rifiuti per 100 metri”. A livello europeo, non è stato ancora definito un indicatore di stato ecologico sulla base di classi di abbondanza del rifiuto.

ARPAT, infine, assicura che il rifiuto censito venga rimosso grazie anche alla collaborazione con i Comuni e i gestori dei rifiuti urbani o le associazioni di volontariato; questa operazione si rende necessaria per evitare di censire di nuovo gli stessi rifiuti nella stagione successiva.

Come si può prevenire il problema

I rifiuti rinvenuti sulle spiagge sono di varia natura: plastica, metallo, vetro, tessile ma quelli più presenti, come già detto, sono in plastica. Molti dei rifiuti abbandonati sulle spiagge rientrano tra quelli banditi dalla Direttiva europea SUP (Single Use Plastic), che disciplina le plastiche monouso.

Si tratta di una Direttiva adottata nel 2019, recepita in Italia con il Decreto legislativo 196 del novembre 2021, entrato in vigore il 14 gennaio 2022, con l’obiettivo di ridurre l’uso delle plastiche monouso, non biodegradabili e non compostabili.

L’Italia sta affrontando la sfida dell’inquinamento da plastica attraverso diverse iniziative:

  • divieto di plastica monouso: la normativa prevede un elenco di prodotti in plastica monouso banditi, come bastoncini cotonati, piatti, posate, cannucce, bicchieri, palloncini e contenitori in polistirene per asporto 
  • promozione di materiali biodegradabili: l’Italia sta incoraggiando l’uso di materiali biodegradabili come alternativa alla plastica tradizionale
  • riciclaggio: il nostro paese sta lavorando per aumentare i tassi di riciclaggio e riutilizzo della plastica anche al fine di raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica entro il 2050
  • promozione di buone pratiche di sostenibilità ambientale attraverso attività di informazione, comunicazione ed educazione ambientale.

A livello locale, la Regione Toscana, con la Legge regionale n. 37, pubblicata sul BURT n. 31 del 28 giugno 2019, dal titolo: “Misure per la riduzione dell’incidenza della plastica sull’ambiente”, si è posta l’obiettivo di

  • limitare l’uso di plastica usa e getta
  • evitare l’abbandono di rifiuti e tutelare l’ambiente e la natura, fissando alcuni limiti all’uso di prodotti in plastica monouso in manifestazioni fieristiche, sagre, fiere-mercato, anche di comunicazione, organizzate o finanziate, anche in parte, dalla Regione, enti locali, enti e aziende soggette alla vigilanza degli stessi ed in parchi, aree protette, lidi e spiagge del demanio marittimo.

La normativa regionale toscana risulta in piena sintonia con la strategia europea sul contrasto all’inquinamento da plastica e punta a risolvere il problema dei rifiuti plastici e dei relativi danni ambientali con una serie di misure, come

  • gli obiettivi di riduzione del consumo di contenitori in plastica per alimenti solidi e liquidi
  • il raggiungimento degli obiettivi di raccolta, aumentando le percentuali di raccolta in particolare di quei prodotti usa e getta come le bottiglie di plastica monouso 
  • le misure di sensibilizzazione verso i consumatori.

Infine, nel marzo 2022, è stato siglato tra 175 nazioni un accordo con l’obiettivo di istituire, entro il 1° dicembre 2024, un “Trattato globale sull’inquinamento da plastica”.

Il trattato è in fase di negoziazione ed, al momento, si stanno discutendo alcuni punti importanti, come:

  • gli obiettivi di riduzione; il trattato stabilirà obiettivi globali per ridurre l’uso e la produzione di plastica monouso sia in termini di quantità di plastica prodotta, di riciclaggio e di uso di alternative sostenibili
  • gli standard di progettazione; il trattato promuoverà la progettazione di prodotti in plastica che siano più facilmente riciclabili o compostabili, prevedendo l’etichettatura chiara dei materiali e l’adozione di standard internazionali
  • la responsabilità estesa del produttore; il trattato potrebbe richiedere ai produttori di plastica di assumersi una maggiore responsabilità nella fase di gestione dei rifiuti, incoraggiando il riciclaggio e la raccolta differenziata
  • il monitoraggio e la reportistica; il trattato dovrà prevedere meccanismi per monitorare l’attuazione del suo contenuto e per raccogliere dati sull’inquinamento da plastica a livello globale
  • la collaborazione internazionale; il trattato promuoverà la cooperazione tra i paesi per fare fronte comune contro l’inquinamento da plastica, anche attraverso lo scambio di buone pratiche, la ricerca condivisa e la collaborazione tecnica.

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